Con l'aumento esponenziale delle immatricolazioni di veicoli ibridi ed elettrici, le officine indipendenti si trovano sempre più spesso davanti a nuove sfide. Tuttavia, nonostante l'evidente crescita del parco circolante di queste vetture, molti autoriparatori provano una certa diffidenza o addirittura timore quando si tratta di metterci le mani.
Questo atteggiamento non è raro. È anzi una realtà concreta che va affrontata, compresa e superata. Perché dietro quella paura c’è spesso un problema più ampio: la sensazione di non essere pronti, di non avere gli strumenti — né mentali né tecnici — per intervenire in sicurezza su queste tecnologie.
Una paura fondata… ma non insormontabile
Il timore nei confronti delle auto elettriche o ibride ha delle basi reali. Non si tratta di un semplice pregiudizio, ma di una combinazione di fattori che, messi insieme, generano un vero e proprio blocco operativo:
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Scarsa formazione specifica: molti meccanici si sono formati su motori a combustione interna e impianti tradizionali. L’elettrico porta con sé una logica totalmente nuova.
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Presenza dell’alta tensione: le batterie ad alta tensione spaventano, ed è giusto che incutano rispetto. Un intervento scorretto può diventare pericoloso.
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Tecnologia vista come “troppo complessa”: inverter, motori sincroni, recupero energetico, sistemi BMS (Battery Management System)… sono concetti che spesso sembrano più da elettronici che da autoriparatori.
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Mancanza di casi pratici da affrontare: se non si ha occasione di lavorare con continuità su questi veicoli, ci si sente sempre in “zona d’ombra”.
Queste paure, però, possono essere superate. E chi lo ha già fatto racconta un’esperienza di crescita professionale, non solo utile ma anche stimolante.
⚠️ Attenzione: serve il certificato PES PAV per lavorare su impianti elettrici
Prima ancora di parlare di formazione tecnica e strumenti, è fondamentale sottolineare un punto non negoziabile:
Gli autoriparatori che intendono operare su veicoli con impianti ad alta tensione devono essere in possesso di un attestato di idoneità PES o PAV (secondo la norma CEI 11-27).
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PES (Persona Esperta): è in grado di operare su impianti elettrici fuori tensione, sapendo valutare i rischi.
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PAV (Persona Avvertita): può operare sotto la supervisione di una PES.
Senza questo tipo di certificazione, non è legalmente consentito eseguire interventi su circuiti ad alta tensione.
Ottenere il PES/PAV significa lavorare in sicurezza, proteggere se stessi e gli altri, ed evitare responsabilità gravi in caso di incidente.
Affrontare la paura: il primo passo è comprendere, non evitare
L’errore più comune è quello di continuare a rifiutare questo tipo di vetture o di limitarne gli interventi ai lavori “secondari”, come pneumatici, freni o carrozzeria.
Il rischio? Restare indietro rispetto al mercato.
Perché se oggi l’elettrico rappresenta ancora una percentuale minoritaria, domani sarà la norma. E chi non si sarà adeguato in tempo, si troverà tagliato fuori da una fetta importante del lavoro.
Affrontare questa transizione non significa diventare ingegneri elettronici, ma acquisire una nuova consapevolezza: sapere dove intervenire, come proteggersi, cosa evitare, quali strumenti utilizzare. E tutto questo è possibile anche per chi, fino a ieri, ha sempre lavorato su veicoli diesel o benzina.
La formazione tecnica: da ostacolo a opportunità
Il vero antidoto alla paura è la conoscenza e la condivisione tra operatori professionisti nel settore. Oggi, a differenza di qualche anno fa, le risorse per informarsi e formarsi non mancano.
Su Autodiagnostic oltre alle discussioni e ai confronti tra colleghi, si possono acquistare videocorsi mirati sull’elettrico e l’ibrido, pensati per autoriparatori che vogliono aggiornarsi senza perdere settimane in aula. I corsi trattano argomenti fondamentali come:
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Le differenze tra BEV, HEV e PHEV
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La messa in sicurezza del veicolo prima di ogni intervento
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L’uso corretto degli strumenti di diagnosi ad alta tensione
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L’analisi dei principali guasti elettrici ed elettronici nei veicoli ibridi
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La lettura e l’interpretazione dei dati tramite oscilloscopio e multimetro
Il linguaggio utilizzato nei corsi è chiaro, pratico, privo di fronzoli: adatto a chi lavora in officina e vuole andare dritto al punto.
Non serve stravolgere l’officina, serve solo iniziare
Un altro falso mito da sfatare è quello secondo cui lavorare sulle auto elettriche richieda attrezzature costosissime o locali dedicati.
La verità è che bastano alcuni strumenti di base (ad esempio guanti, caschetto con visiera, qualche chiave e cacciavite isolati, teli isolanti certificati, un multimetro adatto all’alta tensione e un tester d’isolamento), un minimo di spazio sicuro e soprattutto una formazione adeguata per poter lavorare con serenità e in sicurezza.
Molti autoriparatori che si sono aggiornati raccontano che, dopo un primo impatto iniziale, le auto ibride ed elettriche sono persino più semplici da diagnosticare rispetto ad alcuni impianti diesel di nuova generazione, grazie alla chiarezza dei segnali elettronici e alla minore presenza di componenti meccanici soggetti ad usura.
Guardare avanti: l’autoriparatore del futuro si costruisce oggi
Il mercato dell’auto cambia, i clienti cambiano, e anche le officine devono cambiare. Non per moda, ma per necessità.
L’autoriparatore del futuro non è più solo un “meccanico”, ma un tecnico in grado di unire competenze meccaniche, elettroniche e informatiche.
Chi decide di aggiornarsi oggi, sarà quello che domani potrà offrire un servizio completo, sicuro e competitivo.
E chi si ferma? Rischia di diventare invisibile in un mercato che corre.
Conclusione
La paura delle auto elettriche e ibride è normale, ma non deve diventare un ostacolo insormontabile.
Oggi gli strumenti per superarla ci sono: serve solo la volontà di mettersi in gioco, un passo alla volta.
Chi investe in formazione, raccoglie sicurezza, fiducia e nuove opportunità di lavoro.
Per chi cerca un punto di partenza, i videocorsi disponibili su Autodiagnostic offrono un’opportunità concreta per iniziare, senza allontanarsi dall’officina.
Perché il futuro non aspetta. Ma può essere affrontato con competenza e consapevolezza, anche da chi — fino a ieri — aveva paura di provarci.
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